Francesca Cassaro. Tarantina, laureata in comunicazione visiva – indirizzo fotografia presso l’Istituto Europeo di Design di Roma. Fotografa di scena per produzioni teatrali, cinematografiche e televisive nazionali ed internazionali. Vive e lavora a Milano.
Ciao Francesca, e grazie per quest’intervista. In questo periodo sei molto impegnata con importanti produzioni cinematografiche e televisive in tutta Italia. Cosa comporta lavorare al fianco di professionisti di primo piano del mondo dello spettacolo e dell’attualità?
Ciao a voi, è un piacere incontrarvi! In effetti ultimamente lo specchio della mia reflex non ha pace! (ride) Lavorare con i professionisti ti fa respirare un’atmosfera eccezionale. Significa essere circondata da tante persone, ciascuna impegnata al massimo nel proprio lavoro, e questo è molto stimolante.
Ad esempio, sul set di Parsifal (l’ultimo film di Marco Filiberti, n.d.r.) c’è un flusso continuo di osservazioni, scambi di idee e richieste. L’aspettativa è molto alta, e questo a volte mi fa sentire un po’ sotto pressione, ma se si vogliono ottenere buoni risultati, occorre lavorare tutti senza risparmiarsi.
Non c’è da meravigliarsi se in situazioni del genere si alternano momenti rilassati e divertenti a situazioni piuttosto tese, perché ciascuno ama il proprio lavoro e contemporaneamente sa di essere parte di qualcosa di più grande. Questo ti aiuta a superare i tuoi limiti, ad allargare le tue prospettive e a pensare in maniera laterale.
Oggi sei una fotografa professionista. Lavori con istituzioni prestigiose dell’arte e della cultura italiana ed internazionale (Teatro alla Scala, Festival MITO, etc.). Inoltre curi diverse campagne pubblicitarie per grossi organismi del calibro di Coop Lombardia. Come nasce la tua passione per questo lavoro, e – più in generale – per la fotografia? A quali momenti è legata maggiormente la tua crescita professionale?
Il mio amore per la fotografia è sempre andato di pari passo con la passione per la musica, il teatro, la danza. Forse per questo buona parte del mio lavoro oggi svolge nei teatri, o su set cinematografici [ride] Ad esempio ho cominciato a frequentare l’ambiente della musica classica studiando violoncello al liceo musicale, ed ora mi ritrovo spesso a fotografare musicisti ed orchestre eccezionali in teatri fantastici, e per me è bellissimo!
Naturalmente fotografare per lavoro comporta anche aspetti meno rosei. Ho fatto tanti sacrifici, e continuo a farne. È un settore molto competitivo e, oltre ad essere tecnicamente preparata, ma questa cosa è scontata, devi anche farti trovare al posto giusto nel momento giusto, e sapere cogliere al volo le occasioni. Ad esempio, da due anni lavoro come fotografa di scena per la fiction di Sky Arte Inseparabili di Carlo Lucarelli. Mi hanno chiamata per una sostituzione all’ultimo momento, in maniera del tutto inaspettata. Però anche questo tipo di fiducia è una cosa che si costruisce nel tempo e alla fine dà i suoi frutti.
In fotografia, ed in generale nel mondo della comunicazione moderna, la donna ha spesso un ruolo da protagonista: modelle, ragazze copertina, instagrammer hanno fatto della loro immagine un efficace strumento di lavoro. Invece sentiamo parlare molto meno delle donne che lavorano dall’altra parte dell’obbiettivo: reporter, fotografe, photoeditor. Cosa significa per una donna farsi strada in un settore che ancora oggi è appannaggio dei colleghi maschi?
Hai toccato un tasto dolente! [ride] In effetti, ed è davvero strano, nonostante siamo nel terzo millennio, per una donna che vuole affermarsi in questo settore, come dici tu, dall’altra parte dell’obbiettivo, la strada è sempre in salita. Al di là del fatto che molto spesso i nostri clienti si aspettano, e sono disposti a pagare, compensi più bassi rispetto ai nostri colleghi maschi, veniamo spesso guardate con diffidenza e facciamo più fatica a farci prendere sul serio. Il che è una cosa assurda, perché ci sono delle fotografe bravissime che, come in tutte le professioni, davvero non hanno nulla da invidiare ai colleghi maschi. Inoltre, e questa forse è la cosa più grave, spesso dobbiamo anche difenderci da alcune attenzioni indesiderate, che con il lavoro non hanno nulla a che vedere. È dura da ammettere, ma in un settore già di per sé molto competitivo, tutto questo è davvero frustrante.
Prossimamente sarai ospite di una chiacchierata fotografica organizzata a Taranto da Big Foto. Quanto è importante la formazione ed il confronto con i colleghi più esperti, per chi vuole coltivare con sempre maggiore consapevolezza la propria passione per la fotografia?
La formazione è molto importante e, soprattutto, non finisce mai! [ride] Io, per esempio, studio ancora tutti i giorni, non solo gli aspetti tecnici della luce, dello scatto o della post-produzione. È anche importante rivedere ed aggiornare il proprio approccio alla fotografia in generale. Naturalmente all’inizio è fondamentale partire con delle basi solide. Chi ha la fortuna di seguire un corso con i docenti giusti, sicuramente imparerà alcune nozioni tecniche che gli faranno molto comodo ed eviterà alcuni errori anche gravi, molto comuni tra i fotografi autodidatti.
Anche stare accanto a dei colleghi più esperti poi è utilissimo perché puoi rubare con gli occhi cosa fanno in studio, o sul set, o come lavorano con i software. naturalmente poi dovrai filtrare tutto alla luce della tua esperienza e del tuo gusto. Però, anche il proprio gusto va educato, e per saperlo esprimere, o interpretare le richieste di un’agenzia, occorre conoscere bene le basi e la tecnica, per questo bisogna sempre studiare!
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