Still life, la “natura morta” viva e in movimento

Grazie al concorso #ioscattoacasa organizzato dagli amici di Big Foto durante il recente lockdown, ho potuto avvicinarmi ad una pratica fotografica nuova, lo still life.

Ammetto che, sino a quel momento, fotografare oggetti immobili non mi aveva mai attratto. Per questo si chiama natura morta – pensavo- e, anche se traduciamo il suo nome in still life, riguarda comunque oggetti inanimati, senza vita.

Alla fine mi sono completamente ricreduto.

Ho potuto verificare quanto sia complesso fare una fotografia di tre bicchieri su un tavolo di vetro in controluce, specialmente per me che non mi ero mai cimentato in niente di simile.

Still life, Umberto Spagnoletti

Dati tecnici di scatto

  • fotocamera: Canon EOS 5D Mark IV
  • obiettivo: Canon 24-105 f/4 L IS USM
  • parametri: ISO 100, 1/60 sec., f/4, 105mm
  • treppiedi: Sirui A-1205 + Y-11

Cercare di realizzare uno scatto di questo tipo, ha significato non solo mettere in pratica quello che avevo imparato sinora, ma sono andato a guardare, sfogliare, studiare possibilità tecniche mai applicate per chi, come me, scatta per passione e non per lavoro.

Qualcuno ha detto che la fotografia still life è “una sfida dell’uomo nei confronti dell’immagine”.

Infatti, facciamo continuamente foto di questo tipo, senza neanche accorgercene, ma quando invece ci dedichiamo coscientemente ad una natura morta, ci rendiamo conto di quanto possa essere complesso.

La composizione, l’applicazione di alcune semplici ma importantissime regole tecniche, la verifica dell’incidenza della luce, la modalità rigorosamente manuale e un treppiedi, sono attori in primo piano e dietro le quinte di una fotografia.

Questo accade in generale, ma sicuramente nello still life è ancora di più evidente.

Infatti, per scattare la mia mia foto, ho avuto cura di disporre gli oggetti, verificare i riflessi, sistemare lo sfondo, impostare l’altezza giusta della macchina, approfittare anche del meteo più adatto.

Tutto questo mi ha fatto capire quanto in realtà fossero vivi tutti quegli elementi: sembravano quasi muoversi, a volte in maniera quasi dispettosa, per costringermi a correggere spesso l’inquadratura e la loro posizione.

Alla fine ho realizzato uno scatto che mi ha soddisfatto abbastanza e, probabilmente, mi ha anche aperto un mondo nel quale spero di cimentarmi presto con altri soggetti, non più oggetti, coi quali collaborare insieme per altre “avventure”.

Umberto Spagnoletti

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