Una delle lezioni più importanti che possiamo imparare dai grandi maestri della fotografia è che ogni scatto, prima di essere realizzato, va pensato con la testa e sentito col cuore.
Osserviamo uno straordinario esempio di questa passione e voglia di comunicare nell’opera di Giuseppe Merisio detto Pepi, uno dei maggiori fotografi Italiani del 900, recentemente scomparso.
Da sempre attento alle condizioni di vita delle fasce più disagiate, in oltre 60 anni di attività, attraverso le sue fotografie ha documentato le più grandi trasformazioni economiche e sociali del nostro Paese.
Ha collaborato con le più importanti riviste fotografiche nazionali ed internazionali, ed ha ottenuto numerosi e prestigiosi riconoscimenti sia in Italia che all’estero.
Le sue innumerevoli mostre personali ospitate nelle gallerie di tutto il mondo, hanno riscosso sempre grande successo di pubblico e critica: il suo servizio in bianco e nero realizzato per la Polaroid nel 1979, ancora oggi é custodito alla Collection Polaroid International di Boston.
Tutti i suoi colleghi lo ricordano con ammirazione ed affetto: “la sua forza stava nel fatto che, nonostante fosse diventato ben presto un fotografo professionista, aveva conservato l’entusiasmo del fotoamatore”.
La sua eredità fotografica è sterminata.
Una collezione di 252mila diapositive, 165mila negativi e 154mila stampe, custodito nel Museo delle Storie di Bergamo, presso l’Archivio fotografico Sestini, racconta lo scorrere del ‘900 in Italia, e in particolare nel territorio di Bergamo, la sua città natale.