Negli anni ‘50 i nostri genitori erano giovanissimi, i nostri nonni erano sopravvissuti a fame e bombardamenti e, prendendo l’Italia per mano, la traghettarono verso l’epoca che viviamo oggi. Affrontarono gli sforzi necessari con la loro tenacia e il loro senso di comunità, con sacrificio e speranza, facendo del poco che avevano i tesori da cui ricostruire l’Italia che ci avrebbero poi donato.
In questo modo, in seguito resero possibile il lungo periodo di benessere e consumismo in cui siamo cresciuti; permisero all’Italia di fare un netto balzo in avanti per passare dalle macerie e dalla crisi del dopo-guerra alla ribalta mondiale. Sia per le sue idee vincenti in economia, sia per lo sviluppo di nuove tecnologie.
Questo è ciò che si rivive sfogliando il libro “Gli anni della Dolce Vita ”,custodito nella libreria fotografica di Big Foto, a Taranto. Lo ho sfogliato pochi giorni insieme a Nicola Russo che, osservandolo con commozione, esprimeva il suo malinconico stupore per la nostra gente di allora e per i grandi maestri della fotografia che ne hanno immortalato l’anima, il corpo e gli scenari in cui agivano.
Gli anni della Dolce Vita – Tendenze della fotografia Italiana
A cura della Federazione Italiana Associazioni Fotografiche
Gli anni della Dolce Vita – Tendenze della fotografia Italiana
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Ho mostrato questo libro a mio padre, classe 1935, ed è stato meraviglioso vedere i suoi occhi tornare quelli di un bambino e poi di un giovane adulto che ha intensamente vissuto le gioie, i sacrifici, i successi e i dolori di quegli anni di intensi cambiamenti sociali, umani ed economici. I nostri monumentali anziani hanno ancora tanto da trasmetterci.
Noi lo saremo altrettanto per le generazioni future?
Oggi il digitale ha reso molte cose più semplici e veloci, da circa dieci anni scivoliamo rapidamente su cose, persone, eventi, soffermandoci molto meno sulla loro essenza e sui loro veri significati.
Questo libro ci mostra l’importanza della fotografia stampata e rilegata, di come in questo modo diventi la nostra storia da sfogliare, di come ci lascia immergere in ciò che siamo stati davvero nel tempo, e di come possiamo parlarne ad altri.
Uno dei compiti della fotografia è raccontare l’oggi, che diventerà poi ieri e quindi storia. La fotografia va vista in cartaceo. La fotografia va conservata su carta. Le fotografie a cui siamo più legati vanno stampate e conservate in volumi: sono la nostra memoria e dobbiamo renderla disponibile ai nostri figli e a chi verrà. Del digitale non resterà nulla.
Ce lo conferma uno dei pezzi grossi del mondo digitale di oggi, l’ex-vicepresidente di Google, considerato uno dei padri di internet.
Via via che i sistemi operativi e i software vengono aggiornati, i documenti e le immagini salvate con le vecchie tecnologie digitali diventano sempre più inaccessibili. Nei secoli che verranno, gli storici che si troveranno a guardare indietro alla nostra era potrebbero trovarsi davanti a un “deserto digitale” paragonabile al Medioevo, un’epoca di cui sappiamo relativamente poco a causa della scarsità di documenti scritti. Se tenete a una foto, stampatela.
Vinton “Vint” Cerf
I grandi maestri presenti in questo libro ci fanno capire che non si scattano foto solo per mostrare sé stessi o le proprie bravure: la vera fotografia coglie i messaggi profondi da condividere nel presente e trasmettere nel futuro, di qualunque stile sia la foto porta con sé una traccia dell’Umanità, un frammento di pensiero o di realtà.
Gli occhi di mio padre mentre si immerge nel suo passato e me lo trasferisce, sono entrati per sempre nella mia storia, grazie ad una fotografia che stamperò.